10 Maggio 2020 Le decadi JP
Le decadi JP
dal 1960 al 1970 Parte 1
C'è una pontedera prima e dopo l'alluvione e c'è una juve pontedera prima e dopo quel maledetto cataclisma. Nel 1962 la nostra ridente cittadina sul fiume Era contava già ben più di 23000 abitanti. Anche la Juve poteva contare su un buon numero di tesserati, buttare la palla dentro il cesto era ormai divenuta una tradizione in città. I tempi della terra battuta, dei tabelloni in legno e delle "pallonesse" all'oratorio erano passati, ora si giocava nella Palestra Comunale, al chiuso, con itabelloni in plexigrass e gli spogliatoi. Non si attuava più il consueto rito prepartita, che vedeva il dottor Zoli segnare le linee col gesso, anche se adire la verità mancava un po' a tutti dividersi le mansioni per la preparazione del campo il giorno della partita. Adesso grazie alla spinta determinante del gruppo originario, guidato da coach Panicucci, che si componeva dei vari Sandro Bruni, Forte e il giovanissimo Nassi, la Juve poteva schierare una squadra composta da tantissimi giocatori che avevano avuto il basket come primo contatto con lo sport e come se non bastasse le cose non potevano che andare meglio, infatti la Marly, azienda Pontederese di abbigliamento si era proposta come sponsor ufficiale.
In questa atmosfera euforica a metà dei 60 la JP poteva addirittura paragonarsi a società del calibro della LIbertas Livorno o della Mens Sana Siena. Al bar Ferretti si discuteva con ardore, sarà o non sarà la nostra juve ai livelli di queste tanto blasonate compagini?
Di certo c'era che in quegli anni la Juve stava gettando le basi di quello che successivamente è divenuto uno dei migliori settori giovanili della Toscana e della penisola. Era ancor più vero che la squadra si era si fermata in serie C, Siena addirittura aveva giocato la serie A. Ma se non era arrivata attraverso le promozioni,i colori della Juve e della città erano difesi sia nella massima serie che nella serie cadetta da diversi giocatori di scuola JP (vedi Ciappi).
Ma facciamo un passo indietro. Gia dal 1960 sotto la guida di Paolo Salcioli in città si era potuto ammirare forse la versione della Juve Pontedera più forte della propria storia. In campo la domenica scendevano i seguenti giocatori, trai tanti, tutti rigorosamente Pontederesi doc: Livio Rossi, esterno tiratore con un gran fisico per l'epoca, in C ha fatto la storia della società; Alberto Pieracci, il playmaker, motore pensante di quella favolosa squadra; Roberto "Baffo" Morelli, lungo roccioso, temuto in tutta la C degli anni 60 per il suo agonismo, i fratelli Paoli,il giovanissimo Mario Boschi,Paolo Mannari e quell'oggetto futuristico di Nassi il senatore. Questo gruppo allora molto giovane ebbe la fortuna di trovarsi insieme in un momento in cui ognuno riusciva ad esprimersi al massimo del proprio potenziale e infatti la promozione in serie B sfumò solo all'ultima partita.
Ma è arrivato il momento di tornare a parlare di come la "scuola JP", mentre Kennedy veniva assassinato e Mazzinghi diventava campione del mondo, stava dimostrando di essere di livello assoluto. Come detto quella famosa compagineche stava seminando il panico nelle palestre della Toscana e non solo eracomposta da giocatori che avevano iniziato fin da subito con la pallacanestro ed erano tutti di pontedera. Tra di loro c'era chi aveva potuto trovare fortuna giocando allo sport del cuore. Luigi Paoli andò giovanissimo a Livorno a giocare la serie B, dove divenne anche capocannoniere del campionato e conquistò la promozione in serie A. Luigi però decise di non affrontare la serie maggiore, ma volle continuare a dominare approdando alla Mens Sana Siena e proprio lì ritrovò il vecchio compagno di squadra Paolo Mannari, così i due disputarono insieme la B. Mannari giocò molti anni a Siena, da assoluto protagonista, grazie al suo ottimo tiro ma soprattutto al grande atletismo che, nonostante fosse un esterno, lo rendeva un rimbalzista offensivo temibile.
Le stagioni dei primi anni 60 furono fantastiche per l'appassionato di basket Pontederese. In edicola usciva la rivista "I giganti del basket", la Juve volava in serie C con la conotta targata Marly e c'era una nuova casa in cui poter assistere agli incontri tanto attesi. Ma purtroppo come tutte le cose belle, quel periodo fantstico finì. Finì esattamente il 4 Novembre 1966, l'Era travolse la sua figlia prediletta e alle ore 14.30 ruppe gli argini in località Montagnola, portando via con se certezze, sogni e speranze.